Beato Angelico

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Luca Signorelli, presunto ritratto del Beato Angelico, particolare dalla Caduta dell’Anticristo (1501 circa), Duomo di Orvieto

Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro detto Beato Angelico o Fra’ Angelico fu un pittore nato a Vicchio, nel Mugello nel 1395. Il soprannome “beato” gli venne dato dal Vasari, anche se nel 1982 venne effettivamente beatificato da Papa Giovanni Paolo II. Caratteristiche delle sue opere sono la continua esaltazione dei temi religiosi e la mistificazione dei dipinti e degli affreschi. Si sa poco della sua giovinezza. Prese i voti per diventare frate presumibilmente nel 1421 nell’ordine dei domenicani. Al 1423 risale la sua prima opera: egli dipinse una croce per l’Ospedale di Santa Maria Nuova. Dal 1429 al 1440 egli si trasferì al convento di San Domenico di Fiesole, per andare in seguito a Firenze, Roma e Orvieto.


Tra le sue opere più importanti si annovera l’Annunciazione.

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L’Annunciazione; misure 154 x 194 cm; tecnica: tempera su tavola. Ubicazione: Museo del Prado, Madrid.

Realizzata entro il 1435, l’opera rappresenta l’annunciazione della Vergine Maria. Dal forte carattere simbolico, la tavola presenta a sinistra anche Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre. L’uso della prospettiva scientifica e di colori accesi, con il contrasto ridotto al minimo, risaltano la religiosità e la spiritualità del quadro, che culminano con l’allegorica rappresentazione dello Spirito Santo tramite il simbolo della colomba e la luce del sole.


Tra i numerosi dipinti del Beato Angelico a San Marco a Firenze bisogna citare la Crocifissione del chiostro di San Marco e la Trasfigurazione.

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Trasfigurazione; misure 189 x 159 cm; tecnica: Affresco. Ubicazione: Museo Nazionale di San Marco, Firenze.

La “Trasfigurazione” è uno degli affreschi del pittore che decorano il convento di San Marco a Firenze. Esso venne realizzato su commissione di Cosimo de’ Medici nel 1438. L’opera enfatizza la grandezza di Cristo davanti ai tre apostoli Pietro, Giacomo il Maggiore e Giovanni. La luce, l’uso della sezione aurea con la figura di Gesù che divide in due parti il dipinto incarnano alla perfezioni i canoni del Beato Angelico e cercano di saldare i nuovi principi rinascimentali.


Dopo altre numerose commissioni, Beato Angelico morì nel 1455 a Roma e venne sepolto nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva.

Luca della Robbia

Nasce a Firenze nel 1400 e muore nella sua città all’età di 82 anni, fu uno scultore, ceramista e orafo.

Da giovane imparò a disegnare e modellare la cera presso la bottega di Nanni di Banco, quando il suo maestro morì, si trasferì nella bottega di Donatello dove strinse amicizia con Brunelleschi.

Inventò la terracotta invetriata riuscendo a creare sculture policrome di eccezionale brillantezza e resistenza nel tempo, infatti la ceramica era il materiale indicato per la costruzione di sculture che dovevano essere esposte esternamente.

Dal 1439 abbandonò la scultura per dedicarsi interamente alla ceramica.

CANTORIA

Cantoria; Luca della Robbia; 1431-1438; bassorilievo; 348 cm; Museo dell'Opera del Duomo, Firenze
Cantoria; Luca della Robbia; 1431-1438; bassorilievo; 348 cm; Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

Scolpita per la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, è considerata uno dei capolavori del primo rinascimento fiorentino. Era posta a un’ altezza di 348 cm, oggi la cantoria originale è montata in una sala del museo alla stessa altezza con cui veniva presentata nel Duomo. Quando venne affidata a Luca, era posta su una parete verso nord, che veniva illuminata dalla luce proveniente da sud. L’opera è composta come un parallelepipedo sostenuto da cinque mensole, ornate da girali e volute. In corrispondenza di ciascuna mensola e agli spigoli si levano sul parapetto una coppia di piccole paraste scanalate con capitelli corinzi. Si vengono così a creare quattro spazi quadrati sul fronte e due ai lati (questi ultimi rettangolari) dove sono collocate le formelle scolpite a bassorilievo. Altre quattro formelle si trovano tra le mensole, per un totale di dieci.

CAPPELLA PAZZI

La cupoletta interna, opera di Luca della Robbia, della cappella Pazzi di Brunelleschi; Firenze
La cupoletta interna, opera di Luca della Robbia, della cappella Pazzi di Brunelleschi; Firenze

Lavorò alla decorazione della Cappella Pazzi al fianco di Brunelleschi, realizzando i tondi degli Evangelisti e la decorazione della cupola con gli stemmi della famiglia Pazzi.

Interno della cappella Pazzi. Da notare le raffigurazioni degli Evangelisti ad opera di Luca Della Robbia
Interno della cappella Pazzi. Da notare le raffigurazioni degli Evangelisti ad opera di Luca della Robbia

Jacopo Della Quercia

Jacopo di Pietro d’Agnolo di Guarnieri detto Jacopo della Quercia, nasce a Siena nel 1374 e muore nella sua città natale nel 1438, all’età di 64 anni.

Tirocinante presso la Bottega dello scultore Antonio Pardini, manifesta interesse per le figure che rese monumentali e percorse da una vitalità prorompente. La sua opera non trovò continuatori immediati, venne capito successivamente solo da Michelozzo.

Nel 1401 partecipò al concorso per la porta nord del Battistero fiorentino, successivamente la sua formella andò persa.

MADONNA DELLA MELAGRANA

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Madonna della melagrana (Madonna Silvestri), 1403-1408, museo della Cattedrale di Ferrara

Nel 1403 fu a Ferrara per eseguire nel Duomo la marmorea Madonna della Melagrana, terminata nel 1408.

La scultura è stata sempre oggetto di grande devozione da parte dei ferraresi, che fin dal Settecento la chiamarono “Madonna Bianca” o, più affettuosamente, “Madonna del Pane”, in quanto nel Rotolo della Legge che il Bambino stringe nella manina vi si riconosceva la caratteristica forma del tipico pane ferrarese.Il solido impianto volumetrico e la maestosità delle forme rappresentano il più palese omaggio alla cultura figurativa toscana. Ma la grandezza della Madonna della melagrana si misura anche con la ricchezza di riferimenti alla coeva plastica gotica dell’Italia settentrionale. Ciò è evidente negli straordinari brani di elegantissima verità: la mano della Vergine che regge il melograno, la sua acconciatura e persino l’annodatura della veste, oltre che la linea arcuata del corpo del Bambino che accompagna il morbido panneggio.

Tipici di Jacopo sono infine i tratti eleganti dei volti, specie quello della Madonna, sorta di eterno femmineo che l’artista ripeterà in un altro suo capolavoro: il…

MONUMENTO FUNEBRE A ILARIA DEL CARRETTO.

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Monumento funebre a Ilaria Del Carretto; Jacopo della Quercia; 1406-1408; marmo; 88×244×66,5 cm; Cattedrale di San Martino, Lucca

Questo monumento è composto da un basamento in pietra e da un sarcofago in marmo, la sua costruzione è collocata nei primissimi anni del Quattrocento.

Ilaria del Carretto era la giovane moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca, che morì a soli 25 anni. Il corpo di Ilaria non venne mai deposto nel sarcofago, ma la salma venne riposta nella cappella di villa Guinigi. Quando Paolo Guinigi venne cacciato dalla città, i suoi beni vennero confiscati e anche il sarcofago di Ilaria venne spogliato delle sue decorazioni laterali. Quasi 50 anni dopo, vennero ritrovate e riannesse al sarcofago.

Lato sinistro del Monumento funebre ad Ilaria Del Carretto
Lato sinistro del Monumento funebre ad Ilaria Del Carretto

Il sarcofago raffigura la ragazza dormiente, riccamente abbigliata che giace su un catafalco decorato con putti reggifestone. La ragazza ha i capelli raccolti in una tipica acconciatura dell’epoca mediante una fascia imbottita e la testa è appoggiata su due cuscini.

Il ritratto è dolce ed elegante con uno struggente contrasto tra la bellezza del soggetto e lo stato di morte che è entrato nell’immaginario collettivo. Il panneggio è ancora tardogotico, mentre i putti con i festoni sui fianchi sono esplicite citazioni dell’arte classica.

Infine ai piedi della ragazza è accoccolato un cagnolino, simbolo della fedeltà coniugale e trattato con notevole realismo.

FONTANA MONUMENTALE DI SIENA O FONTE GAIA

Fonte Gaia; Jacopo Della Quercia; Siena, piazza del Campo.
Fonte Gaia; Siena, piazza del Campo. 1436

Edificata nel 1436 nella Piazza del Campo,venne accolta dai cittadini con talmente tanta esultanza che ne derivò l’appellativo “Gaia”.

Rea Silvia: la statua originale di Jacopo della Quercia, ora esposta al Museo di Santa Maria della Scala
Jacopo della Quercia, Rea Silvia, 1414-1418, marmo della Montagnola senese, altezza 163 cm.Siena, Complesso museale di Santa Maria della Scala

Il debole materiale impiegato per la sua realizzazione, il tipico marmo della Montagnola senese, e la vita quotidiana che si svolgeva sulla piazza contribuirono presto al degrado della fontana. Uno dei traumi maggiori fu inferto da chi, per vedere meglio lo svolgimento del Palio, si arrampicò su una delle due sculture a tutto tondo (Rea Silvia, l’altra era Acca Larenzia) mandandola in pezzi. Si decise di sostituire la fontana con una sua copia fatta in marmo di Carrara, più duraturo, protetta da una cancellata. Inizialmente la fontana venne decorata da Jacopo della Quercia con una serie di rilievi scultorei: i due lati corti recano bassorilievi con la Creazione di Adamo e la Cacciata dei Progenitori, sul lato più lungo vi sono i rilievi con al centro la Madonna col Bambino in trono circondata dalle Virtù e dagli Angeli. Infine, ha un bacino rettangolare aperto sul lato verso il Palazzo Pubblico.

PORTA MAGNA

La Porta Magna è il portale centrale della basilica di San Petronio a Bologna. Realizzata a partire dal 1425
Porta Magna; a partire dal 1425. Bologna, basilica di San Petronio

La “Porta Magna” è il portale centrale della basilica di San Petronio a Bologna. Realizzata a partire dal 1425, è decorata da statue e rilievi che sono considerati il capolavoro dello scultore senese Jacopo della Quercia.

Lunetta e Storie del Nuovo Testamento
Lunetta e Storie del Nuovo Testamento, Porta Magna (particolare); a partire dal 1425. Bologna, basilica di San Petronio

Jacopo scolpì le dieci formelle a bassorilievo sugli stipiti del portale che raffigurano Storie della Genesi, i diciotto Profeti nella strombatura, la Madonna col Bambino e i santi Ambrogio e Petronio nella lunetta, completata quest’ultima dal Varignana, e le cinque Scene del Nuovo Testamento sull’architrave: Natività, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio, Strage degli Innocenti e Fuga in Egitto. Le figure occupano le formelle per tutta la loro altezza, su sfondo per lo più neutro, e sono caratterizzate da gesti ampi, pose eloquenti e composizioni dinamiche. Il rilievo usato è diverso dallo stiacciato donatelliano, poiché non usa “sottosquadri”, anzi fa apparire le figure come schiacciate tra due piani invisibili, con linee nette e ombre ridotte al minimo. Alle parti lisce e stondate delle figure si alternano spesso fratture di piani e contorni rigidi, dal cui contrasto sprigiona un effetto di grande forza trattenuta.

Michelozzo

Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi , comunemente chiamato Michelozzo , nacque a Firenze nel 1396 .

La sua storia inizia e si sviluppa nella bottega di Ghiberti , dove strinse amicizia con Donatello , autore con cui svolse varie opere , tra cui , una delle più importanti , Il San Ludovico di Tolosa.

Risulterà essere uno dei maggiori collaboratori di Brunelleschi , infatti dopo la sua morte (1446) Michelozzo eredita due compiti: completare la Cappella Pazzi , ed edificare la lanterna culminante della cupola di Santa Maria del Fiore.

L’opera più importante di Michelozzo è il Palazzo Medici Riccardi, commissionatogli nel 1444.

Palazzo Medici Riccardi, veduta da Via Cavour; via Cavour 3 - Firenze
Michelozzo, Palazzo Medici Riccardi, dal 1444, veduta da Via Cavour; via Cavour 3, Firenze

L’esterno della struttura è articolato in tre volumi sovrapposti , sormontati da un enorme cornicione. Le finestre equilibrano i vuoti e i pieni sulla superficie della parete.

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Michelozzo, Cortile del Palazzo Medici Riccardi, dal 1444, Firenze

All’aspetto volumetrico esterno si contrappone la simmetria del vano interiore, che presenta un porticato composto su ogni lato da quattro colonne , su cui si impostano tre archi a tutto sesto appoggiati su capitelli di forma originale. Gli archi compongono il livello più basso di questo portico , che comprende tre livelli sovrapposti (come l’esterno della struttura). Il secondo livello è formato da un’ architrave tangente agli archi , che presenta stemmi decorati posti dentro scavature circolari , ogni stemma è posto sopra un arco , quindi abbiamo un numero totale di dodici stemmi , poiché dodici sono gli archi . Sopra la cornice troviamo il secondo livello vero e proprio , che presenta tre finestre per lato identiche a quelle della facciata esterna. Nel terzo livello si sviluppa una loggia con colonne che riprendono quelle del primo livello. Michelozzo riprende quindi gli ideali del maestro Brunelleschi , poiché la struttura del palazzo e il rapporto tra esterno ed interno , segue le orme dello Spedale degli Innocenti , opera effettuata da Brunelleschi tra il 1421 e il 1424 .

Michelozzo mori all’età di 76 anni ,nel 1472, a Firenze.

Lorenzo Ghiberti

Lorenzo Ghiberti nacque a Firenze nel 1378. Orafo, scultore, architetto e scrittore d’arte si formò nella bottega del padre dove apprese le arti scultoree, delineando il suo stile tardo gotico. Le caratteristiche di questo stile sono il naturalismo e l’attenzione ai dettagli, una rivalutazione dell’arte classica, utilizzando una prospettiva più intuitiva che scientifica.

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Autoritratto, porta del Paradiso, Firenze

La sua carriera scultorea ebbe una svolta nell’occasione del Concorso per la Porta nord del Battistero di Firenze nel 1401.


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Battistero di San Giovanni, Firenze, XI secolo ca


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Ghiberti, Sacrificio di Isacco, formella per la competizione della porta del Battistero (1401), bronzo parzialmente dorato, Firenze, Museo Nazionale del Bargello, cm 45×38

La sua formella fu quella giudicata vincitrice da una commissione di 34 membri. Il tema raffigurato è quello del Sacrificio di Isacco.

La sua interpretazione della scena è costituita dalla rappresentazione della staticità delle forme, enfatizzando un’armonia e una classicità nel riempimento degli spazi.


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Formella di Ghiberti.                                  Formella del Brunelleschi.

Nel confronto tra le due opere si evince la differente interpretazione del tema: a differenza di quella di Ghiberti, la formella di Filippo Brunelleschi tende a sottolineare la drammaticità e la dinamicità delle figure. Anche lo spazio viene diviso in maniera diversa tra i due scultori: nel bassorilievo di Ghiberti la scena segue un andamento obliquo, focalizzando l’attenzione della scena sulla destra; mentre in quello di Brunelleschi la scena occupa tutto lo spazio a disposizione e vi è una divisione orizzontale che accentua i protagonisti in alto.


Dopo il successo ottenuto, a Ghiberti vennero quindi commissionate entrambe le porte rimanenti del battistero:

  • la Porta nord (realizzata tra il 1403 e il 1424) divisa in 28 cornici quadrate;
  • la Porta del Paradiso (realizzata tra il 1425 e il 1452) divisa in 10 scomparti.
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Porta del Paradiso; bronzo dorato 5,99 x 4,62 m; tema: storie bibliche. Ubicazione: Museo dell’Opera del Duomo(una copia nel Battistero), Firenze.

Nella sua seconda porta, l’artista utilizza lo stile dello “stiacciato”, tecnica introdotta da Donatello, per simulare la profondità tra i personaggi biblici e lo sfondo. L’uso della prospettiva non è rigoroso e l’opera segue i canoni di transizione tra l’arte tardogotica e quella rinascimentale.


Tra il 1412 e il 1420 egli scolpì numerose statue, come ad esempio quelle della chiesa di Orsanmichele, tra le quali spicca il San Giovanni Battista. In tutte le sue opere sono presenti i caratteri del gotico internazionale.

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San Giovanni Battista; materiale: bronzo; h=2,88 m. Ubicazione: Museo di Orsanmichele, Firenze.

Lorenzo Ghiberti morì nel 1455, lasciando un segno profondo nell’evoluzione dell’arte scultorea prerinascimentale, gettando le basi per nuovi canoni estetici.

Masaccio

Tommaso di ser Giovanni Cassai, detto Masaccio, nacque il 21 dicembre del 1401 a San Giovanni Valdarno (Arezzo).  Si trasferì con la famiglia a Firenze dove nel 1422 si iscrisse come pittore all’Arte dei Medici e degli Speziali. La sua attività si svolse prevalentemente in questa città, ma poco si sa della sua formazione, anche la tradizione, che lo vuole allievo di Masolino da Panicale è oggi smentita dalla critica, anzi è sicuramente Masolino che riceve l’influenza del più giovane Masaccio.

1422; tempera su tavola a fondo oro; 108×65 cm; Museo Masaccio, Cascia di Reggello
Trittico di San Giovenale; 1422; tempera su tavola a fondo oro; 108×65 cm; Museo Masaccio, Cascia di Reggello
Sant'Anna Metterza; Masaccio e Masolino da Panicale; 1424-1425; tempera su tavola; 175×103 cm; Galleria degli Uffizi, Firenze
Sant’Anna Metterza; Masaccio e Masolino da Panicale; 1424-1425; tempera su tavola; 175×103 cm; Galleria degli Uffizi, Firenze

Con il dipinto Sant’Anna Metterza iniziò comunque una collaborazione fra i due pittori. La pala d’altare fu realizzata per la chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze intorno al 1424-1425, oggi si trova alla galleria degli Uffizi.  La critica attribuisce a Masolino la figura di Sant’Anna e di tutti gli angeli tranne forse quello centrale in alto e quello reggicortina di destra che sono attribuito a Masaccio come la Vergine e il Bambino. In queste figure sono evidenti i caratteri distintivi dell’arte Masaccesca con il suo modo di concepire le figure poste saldamente in uno spazio reale creato dalla volumetria delle figure stesse. Masolino è influenzato dalla spinta in avanti rappresentata dalla pittura di Masaccio rispetto agli artisti che lo precedono e cerca di fare propri i modi nuovi della rappresentazione masaccesca ottenendo però dei risultati inferiori.

Pagamento del tributo; Masaccio; 1425 circa; affresco; 255×598 cm; chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze
Pagamento del tributo; Masaccio; 1425 circa; affresco; 255×598 cm; chiesa di Santa Maria del Carmine, Firenze

Nel ‘Pagamento del tributo‘ si vede Pietro in tre diversi istanti: prende l`acqua dal fiume, parla con Gesù e discute con il protettore della città per farli passare.

Ricostruzione del Polittico di Pisa di Masaccio
Ricostruzione del Polittico di Pisa di Masaccio

Nello stesso periodo gli fu commissionato dal notaio Giuliano di Colino degli Scarsi un polittico per l’altare della cappella di famiglia nella chiesa del Carmine a Pisa. L’opera si compone di 25 pannelli oggi smembrati e sparsi in vari musei.

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Masaccio, Madonna in trono col Bambino, 135,5×73 cm; National Gallery, Londra; frammento del Polittico di Pisa

Tra questi abbiamo il pannello centrale che rappresenta la Madonna in trono con Bambino e quattro angeli, oggi alla National Gallery di Londra, nella quale, come per la pala di Sant’Anna Metterza, la definizione volumetrica dei personaggi e il chiaroscuro dei panneggi, definisce lo spazio in modo realistico; il bambino è rappresentato nell’atto di mangiare un’acino d’uva immettendo la raffigurazione sacra nella realtà, cosa impensabile per un pittore suo precedente.

Crocefissione; frammento del Polittico di Pisa; Masaccio; Museo nazionale di Capodimonte, Napoli
Crocefissione; frammento del Polittico di Pisa; Masaccio; Museo nazionale di Capodimonte, Napoli, 83×63 cm

Fa parte del polittico la Crocifissione, che oggi si trova al museo Nazionale di Capodimonte di Napoli. Anche in questo caso il fatto sacro viene rappresentato con intento realistico, basti guardare il capo del Cristo incassato nelle spalle a rappresentare l’abbandono della morte; inoltre se pur è presente il fondo in oro, cosa che chiude ogni possibilità di rappresentazione spaziale, qui l’illusione della profondità è ben rappresentata per esempio dalla Maddalena in primo piano, della quale Masaccio riesce a far intuire il dolore anche se viene rappresentata di spalle.

Trinità; Masaccio; 1425-27; affresco; 667×317 cm; Basilica di Santa Maria Novella, Firenze
Trinità; Masaccio; 1425-27; affresco; 667×317 cm; Basilica di Santa Maria Novella, Firenze

L’ultima opera da lui realizzata fu la Trinità per la basilica di Santa Maria Novella a Firenze. La scena avviene su tre piani distinti: in basso il sarcofago con lo scheletro adagiato sopra che simboleggia la transitorietà delle cose terrene, poi un secondo piano con le figure dei committenti inginocchiate e all’interno della complessa struttura architettonica della cappella, in terzo piano, ci sono la Vergine e San Giovanni e il Cristo sulla Croce sorretto dal Creatore.

Masaccio morì prematuramente a Roma alla fine del 1428 a soli 27 anni, la leggenda narra che fu avvelenato da un suo rivale.

Donatello

Nacque da una famiglia umile a Firenze nel 1386, ed ivi morì nel 1466.

Intraprese la sua formazione artistica a diciassette anni nella bottega di Lorenzo Ghiberti, del quale fu assistente nella realizzazione della porta del Battistero di Firenze, commissione vinta da quest’ultimo in un concorso al quale presentò la sua proposta anche Filippo Brunelleschi.

Durante l’apprendistato nella sua bottega, il Ghiberti trasmette a Donatello il suo gusto e la sua tecnica nel trattare armoniosamente la luce sulle superfici scolpite, gli insegna ad ammorbidire i contorni ed a trattare i panneggi in modo elegante. Donatello è però presto portato dall’originalità del suo talento a superare gli schematismi correnti e l’arte figurativa fiorentina si arricchisce di nuovi elementi.

Tra il 1404 e il 1408 si recò più volte a Roma con l’amico Brunelleschi, per studiare le opere dell’antichità, ricevendo le prime commissioni per singole figure di statue in marmo o in terracotta. Il suo innato talento di “orafo e scarpellatore” gli fa raggiungere presto gli onori della cronaca, e gli anni compresi tra il 1411 ed il 1420 si caratterizzano per la realizzazione di varie opere in bronzo insieme a Michelozzo, con il quale iniziò la pratica presso il Ghilberti, realizza la prima opera in bronzo dorato, il San Ludovico di Tolosa, la collaborazione tra i due artisti perdurò fino al 1430.

San Giorgio, Donatello, 1415-1417, marmo, 209 cm, Museo Nazionale del Bargello, Firenze
San Giorgio, Donatello, 1415-1417, marmo, 209 cm, Museo Nazionale del Bargello, Firenze

Nel mirabile illusionismo del rilievo (la cosiddetta prospettiva aerea) dell’opera di San Giorgio e il drago, eseguito intorno al 1417 nella chiesa fiorentina di Orsanmichele, Donatello realizza compiutamente nella scultura in pietra l’effetto quasi “pittorico”, prima ancora che esso sia affrontato dal più flessibile mezzo espressivo della pittura.

San Giorgio e il drago, Donatello, piedistallo della statua "San Giorgio"
San Giorgio e il drago, Donatello, piedistallo della statua “San Giorgio”
David e Golia o Mercurio e Argo, Donatello, h.158 cm, 1440, Museo Nazionale del Bargello
David e Golia o Mercurio e Argo, Donatello, h.158 cm, 1440, Museo Nazionale del Bargello

Nel 1440 Donatello esegue Il David (o Mercurio) una scultura in bronzo di 158 cm per un diametro massimo di 51 cm, conservata nel Museo nazionale del Bargello a Firenze.  Opera forse più celebre e al tempo stesso più atipica dell’artista, è emblematica dell’intero Quattrocento italiano, densa di significati non tutti completamente svelati. Dai tempi dell’antica Roma è il primo rilievo a tutto tondo di un nudo, inteso come opera a sé stante, libera da elementi architettonici. Realizzato probabilmente per il cortile di palazzo Medici, è di datazione molto controversa: l’anno di fusione proposto negli studi critici oscilla tra il 1427 e il 1460. La datazione più diffusa è quella che lo colloca tra le opere degli anni quaranta del Quattrocento, quando il grande scultore lavorò per Cosimo de’ Medici. La prima menzione documentaria risale al 1469, che lo segnala presente nel cortile di casa Medici durante le celebrazioni per le nozze di Lorenzo il Magnifico con Clarice Orsini.

Monumento Equestre al Gattamelata, Donatello, bronzo, Padova, 1446 - 1453, Dimensioni340×390 cm
Monumento Equestre al Gattamelata, Donatello, bronzo, Padova, 1446 – 1453, Dimensioni 340×390 cm

La maturità artistica di Donatello è espressa nei successivi lavori a Padova, dove si reca nel 1443, esegue diversi lavori per la Basilica di Sant’Antonio e il Monumento Equestre di Gattamelata.  Un lungo soggiorno di ben 11 anni, durante i quali oltre a realizzare le suddette opere esegue diverse sculture in bronzo ed una serie di bassorilievi in marmo.

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Profeta Abacuc, marmo bianco , 2 metri d’altezza (detto ‘Zuccone’ = calvo, impersonifica la persona normale e comune), Donatello

Il Profeta Abacuc (marmo bianco , 2 metri d’altezza, detto ‘Zuccone’ = calvo, impersonifica la persona normale e comune)

Banchetto di Erode; Donatello; 1423-1427; bronzo; 60×60×0.2 cm; Battistero di Siena, Siena
Banchetto di Erode; Donatello; 1423-1427; bronzo; 60×60×0.2 cm; Battistero di Siena, Siena

Donatello fu iniziatore della tecnica dello stiacciato, utilizzata nel Banchetto di Erode. Lo stiacciato è una tecnica scultorea che permette di realizzare un rilievo con variazioni minime (talvolta si parla di millimetri) rispetto al fondo. Può essere realizzato sia in rilievo che incavato. Per fornire all’osservatore un’illusione di profondità, lo spessore diminuisce in modo graduale dal primo piano allo sfondo. Questa tecnica è per alcuni aspetti più simile ad un’immagine che alla forma della scultura e quindi si rivela adatta all’applicazione della prospettiva.

Maria Maddalena; Donatello; 1453-1455; Legno; 188 cm; Museo dell'Opera del Duomo, Firenze
Maria Maddalena; Donatello; 1453-1455; Legno; 188 cm; Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

Donatello morì a Firenze nel 1466. Venne sepolto nei sotterranei della basilica di San Lorenzo, vicino a Cosimo il Vecchio, nella singolare e prestigiosa collocazione al di sotto dell’altare.

Filippo Brunelleschi

Filippo Brunelleschi nacque a Firenze nel 1377. Svolse il suo apprendistato di artista in una bottega di orafo. Nel 1401 si mise in luce con il concorso per la seconda porta bronzea del battistero di Firenze, che gli valse la vittoria ex- equo con Lorenzo Ghiberti, realizzatore dell’opera. La formella di Brunelleschi, rappresentante il Sacrificio di Isacco, ha un’effetto drammatico dato dalla composizione mossa che si contrappone al sereno classicismo della formella con lo stesso soggetto di Ghiberti.

La formella di Brunelleschi raffigurante il sacrificio di Isacco
Brunelleschi, Sacrificio di Isacco, 1401, bronzo parzialmente dorato, cm 45×38. Firenze, Museo Nazionale del Bargello

Tra le altre opere di scultura eseguite da Brunelleschi abbiamo il Crocifisso ligneo di Santa Maria Novella che egli realizzò tra il 1418 e il 1420, con proporzioni perfettamente armoniche, in polemica con il Crocifisso che Donatello realizzò per la chiesa di Santa Croce giudicato dal Brunelleschi stesso come troppo rozzo e contadinesco.

Il crocifisso ligneo creato da Brunelleschi
Filippo Brunelleschi, 1410 – 1415 ca. Legno policromo, altezza 170 cm. Firenze, Basilica di Santa Maria Novella
Disegno raffigurante la cupola di Santa Maria del Fiore in tutte le sue parti
Disegno raffigurante la cupola di Santa Maria del Fiore in tutte le sue parti

Nel 1418 l’Arte della Lana bandì un concorso per la realizzazione della cupola di Santa Maria del Fiore, realizzazione della quale presentava numerosi problemi, cioè l’ampiezza e la notevole altezza, che non permettevano l’uso di impalcature da terra. Brunelleschi utilizzò una particolare struttura muraria a corsi di mattoni disposti a spina di pesce che permettevano l’innalzamento senza bisogno di sostegni. Inoltre dette alla cupola una forma a sesto acuto costolonata in modo da dividere la superficie in otto spicchi che consentissero un facile inserimento sul tamburo precedentemente costruito in forma ottagonale. Alla sommità della cupola si erige la lanterna a forma di tempietto circolare che rappresenta il perno dell’intera costruzione. CLICCA QUI PER VEDERE LA CUPOLA IN 3D La sua architettura è rigorosamente razionale, basata sul linearismo prospettico e sulla chiara modulazione dello spazio, per esempio nella Loggia per lo Spedale degli Innocenti costruita dall’artista tra il 1421 e il 1424, nella quale la chiarezza, la semplicità e linearità delle forme rappresentano una novità.

L'interno della chiesa di San Lorenzo
Filippo Brunelleschi, interno della chiesa di San Lorenzo. Firenze. Completamento nel 1461, con interventi fino al 1740

Intorno al 1423 Brunelleschi inizia la realizzazione della chiesa di San Lorenzo che si completerà nel 1428 con la costruzione della Sacrestia. La chiesa all’interno è composta di tre navate divise da archi a tutto sesto che riprendono i motivi della Loggia e che danno una illusoria sensazione di profondità dello spazio. La Sacrestia invece è un vano cubico con cupola emisferica divisa in dodici spicchi.

La facciata incompleta della chiesa di San Lorenzo a Firenze
Filippo Brunelleschi, facciata incompleta della chiesa di San Lorenzo. Firenze. Completamento nel 1461, con interventi fino al 1740

Tra il 1430 e il 1444 Brunelleschi realizzò per la famiglia Pazzi la cappella che si trova nel chiostro di Santa Croce. Essa ha una pianta rettangolare con un vano centrale quadrato e due ali laterali. Il portico che si trova sul davanti fu realizzato da un allievo del maestro dopo la sua morte ma è rimasto incompiuto. Filippo Brunelleschi morì a Firenze nel 1446.